SILVANA
ANNA: Qual è il rapporto più speciale che hai con una donna della tua vita?
SILVANA: Il rapporto più importante è con mia sorella, Emma, che ha tre anni più di me, con lei ho avuto una condivisione speciale. Abbiamo imparato insieme a guadagnare una certa leggerezza, ironia e anche autoironia. Siamo cresciute in una famiglia abbastanza rigida, molto cattolica, direi anche un po' bigotta, siamo quattro femmine e un maschio e quindi questo non è che abbia proprio facilitato la vita a nessuno. E con una certa ironia si ridimensiona un po' tutto e vivi meglio.
A: Come hai imparato ad essere autoironica?
S: A me piacciono molto gli autori che coltivano questa visione ironica del mondo.
A: Perché sei andata a Milano?
S: Il mio paese è una valle, in provincia di Sondrio, tra Bormio e Livigno. E’ un paese con una sessantina di abitanti, stanziali, quando non è periodo turistico il paese si svuota, ti dà la sensazione del paese abbandonato, insomma. Lì ora hanno iniziato a fare delle cose per mantenersi in relazione tra di loro, per esempio giocano a burraco in un locale della parrocchia…
Io andavo abbastanza bene a scuola e come dice Guccini: “...son della razza mia il primo che ha studiato” Per cui sono andata in collegio dalle Suore, mi sentivo un pesce fuor d’acqua ma non ho patito tanto, sono cresciuta che ero la terza figlia e l’entusiasmo si vive con i primi e l'entusiasmo del figlio maschio è venuto dopo di me…non ho patito la lontananza ecco.
A: E poi sei arrivata all’università a Milano...
S: Si, ho fatto fatica ma ho sempre fatto finta di trovarmi bene e poi mi sono trovata bene, ricordo una frase che mi aveva colpita: “Quando non hai coraggio, tu recitalo il coraggio che poi a poco a poco ti viene” E questo dà l'impressione che io sia una persona molto sicura, invece in realtà non è vero.
A: Cos’hai deciso di studiare?
S: Filosofia, ma era un periodo in cui c’era tanto bisogno di insegnanti ed era facile diventarlo e mi sono messa ad insegnare, ho iniziato a 19 anni.
A: Cos’hai imparato dai tuoi anni di insegnamento?
S: Ho imparato che non è importante caricare di conoscenze e nozioni ma è importante accorgersi di avere delle persone davanti, di ascoltare tutti allo stesso modo e di non far trasparire le simpatie, anche se sono inevitabili…
A: Cosa cambieresti del sistema scolastico?
S: Cambierei questi metodi sempre più selettivi e classisti a cui si sta andando incontro, ho notato che c'è la tendenza ad abbandonare un po' le classi dove ci sono troppi stranieri perché uno ritiene che i figli vengano penalizzati…probabilmente mi scontrerei con tanti genitori se insegnassi ancora.
A: Quali sono le autrici donne più importanti della tua vita? A livello formativo e in quali ti sei riconosciuta di più?
S: Marguerite Yourcenar per quanto riguarda la formazione perché riesce sempre a trovare il femminile, per esempio in Memoria di Adriano, trova il lato femminile degli uomini e riesce a renderli forse più reali, più umani. Poi mi ritrovo moltissimo in Annie Ernaux, una scrittrice della mia generazione attraverso cui posso ripercorrere non solo la mia evoluzione individuale, ma i grandi mutamenti della nostra epoca…
A: Nel teatro dove trovi grandi insegnamenti?
S: In Emma Dante, regista siciliana che pone tanti aspetti della sua vita e della vita delle donne sotto una critica feroce, capisci da lei l’idea del potere.
A: Come ti fa sentire il teatro?
S: Io non ci vado per liberare la mente, io ci vado per pensare a me, io vivo il teatro un po' come lo vivevano ai tempi della tragedia greca senza peccare di presunzione, perché il teatro mette in scena delle grandi passioni e facendotele vivere, ti evita di trascendere nella tua vita; la catarsi la vivi lì.
A: Cosa cambieresti della narrativa intorno alle donne in Italia?
S: Sia donne che uomini secondo me non hanno una narrativa corretta, stiamo vivendo un periodo in cui, comunque, la colpa è dell'uomo e secondo me non è un buon atteggiamento. Le cose in Italia sono degenerate tantissimo dal punto di vista socio-culturale… sono preoccupata per il futuro della popolazione italiana che secondo me è profondamente immatura. Secondo me il movimento femminista che ha fatto delle conquiste come il divorzio e l’aborto, deve continuare a maturare.
Siamo diventate simili ai maschi per avere il loro stesso livello di potere, basta guardare alla politica e al fatto che la nostra Presidente si fa chiamare Il Presidente del Consiglio. Non possiamo più fare un passo indietro, perché torneremmo a fare le sarte e le donne di casa.
Probabilmente mi sfugge già un pezzo del mondo che stiamo vivendo, se non mi viene portato dai telegiornali…per il resto, io a chi mi dà fastidio ho già bene chiuso la porta.
A: Come ti definisci a livello personale?
S: Faccio un’altra citazione, non mi ricordo chi lo dicesse ma un tipo diceva : “Uno degli errori che si fanno è di definirsi in base a quello che poi hai fatto” Io mi definisco in base ai mille progetti che avevo e che non ho realizzato…perché io sono anche quello, c’è dell’altro dietro.