CLARA
ANNA: Che donna vorresti essere in un futuro?
CLARA: Allora, vorrei essere una donna che sa ascoltare di più e vorrei soffermarmi meno sui dettagli, su tutti i dettagli, pensando ovviamente sempre alle cose importanti comunque. Vorrei essere più libera e più aperta, potrei raggiungere questo obiettivo leggendo di più probabilmente, affrontando libri che possono raccontare qualsiasi storia, anche argomentativi, soprattutto sull’antropologia e sul comportamento dell’uomo.
A: Qual è una tua grande passione?
C: Passione…mi piace lavorare con le mani, mi riesco a concentrare solo su quello, posso stare zitta, posso non parlare, posso non accorgermi di quei dettagli di cui parlavo prima, posso anche non pensare, perché mi concentro su quella cosa e basta.
A: Pensando al fattore dell’ascolto, tu ti senti ascoltata?
C: No
A: Ti senti più guardata che ascoltata pensando ai tuoi coetanei?
C: Si, diciamo che ascoltano se poi sanno che dopo c’è dell’altro, magari se è un maschio che ci vuole provare, può arrivare a portarti a letto, o un’amica che tramite te può conoscere altre persone, altri gruppi, o fare un viaggio, venire in un posto… parlo a livello generale ovviamente. Tutti si guardano e basta e non si riescono ad ascoltare veramente.
A: Che paure hai?
C: Ho paura di dissociarmi… anche in una situazione facile, sto in quel posto ma la mia testa no, parte il silenzio, sto zitta. Ho paura perchè risulto strana, risulto diversa, soprattutto a me stessa, non agli altri… e mi chiedo che sto facendo, cosa sto concludendo così.
A: Cosa vuol dire per te essere donna?
C: Allora, una donnina perché non sono ancora donna… in realtà l’unico posto in cui non mi sento donna, cioè mi sento donna però letteralmente uguale a un uomo o un maschio è dentro casa mia o nella mia classe, con i miei professori, là veramente non c’è differenza, appena fuori cambia tutto. Il maschio in cortile che urla e le ragazze che stanno zitte se interrotte.
In città poi è tremendo tutto, i commenti e i gesti che gli uomini fanno e tutti guardano ma non agiscono… non c’è educazione e poi si finisce così, già dai vocaboli della lingua italiana si vede la differenza.Tutto è normalizzato, si dice “che puttana” a una che attraversa in mezzo alla strada ma se è normale quello poi diventa normale anche la palpata di sedere, diventa normale catcalling, diventa normale lo stupro...
Bisogna stare attenti alle parole si usano.
A: Senti e invece cosa ti piace dell’essere donnina, come dici tu?
C: Mi piace sentirmi proprio femmina con le mie amiche quando parliamo tutte insieme, urliamo anche, mi fa sentire ancora più donna, in questo senso. Mi piace avere una sensibilità nei confronti delle altre donne, quando una si sente sbagliata rispetto al proprio corpo magari e ci sono quei momenti di sorellanza, di unione tra donne, di sostegno reciproco.