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ALETU




ANNA: Cos’hai imparato dalle donne della tua famiglia?

ALETU:  Ho imparato ad essere un animale gregario, sicuramente, ho appreso anche cose inconsciamente, atteggiamenti, piccole pratiche come muovere le mani in un certo modo, avere uno sguardo particolare…

A: Parlami di questa cosa dell’animale gregario

AL: Mi sento più donna ad essere un animale gregario, a dare attenzione alle relazioni…per anni ho pensato che stessi meglio da sola ma ho realizzato che non è così. Queste cose poi c’entrano con alcune mie tematiche personali, della mia idea di femminilità… 

A: Raccontami

AL: Tuttora a volte ho difficoltà a sentirmi proprio donna, ma non perché sia una questione di genere, ma proprio perché fino a qualche anno fa proprio mi sentivo come se fosse un po’ un’ermafrodita, cioè non mi sentivo né un maschio né una femmina, una specie di creatura di mezzo. Invece, mi sono resa conto che le caratteristiche della mia femminilità non stanno negli orpelli che metto al mio corpo, ipotetici orecchini o cose del genere, ma in questa mia natura che effettivamente è profondamente gregaria e anche del voler portare felicità agli altri.

Cioè mi viene più facile immaginarmi così, più rotonda…non che ci sia un discorso di binarismo di genere alla base di tutto questo, però penso che in questa caratteristica risieda molto la mia idea della mia femminilità. 

A: E cosa ti tratteneva da questa cosa? Avevi delle paure?
AL: E’un casino reale essere una donna, in una società che ti da sempre risposte diverse a quello che sei e quello che fai. Alternavo per esempio una volontà di avere una rotondità del corpo, bella, ad un senso di orgoglio di essere una creatura a metà. Un altro fattore è che per noi donne credo che il corpo sia molto un fattore identitario, quando cerco di cambiare il mio corpo sto anche cercando di stabilizzare la mia identità. 

Perché se io cerco di cambiare solo l’identità in una società così piena di contrasti, di magro, grasso, bello, brutto cerco di applicare un controllo… 

A: Che donna vorresti essere? 
AL: Una donna che non lascia mai indietro nessuno, penso che sia per questo che ho scelto di studiare psicologia. Non vorrei mai essere una di quelle persone a cui non puoi dire che una mattina non ti vuoi alzare del letto, che so…una donna che delle volte si mette anche il golf al contrario, che cucina per gli altri, magari il pane.  

A: Dalle tue amiche cosa hai imparato?
AL: Che tantissime cose in realtà fanno solo molto ridere, cioè moltissime cose che a noi appaiono tragiche in realtà se se ne discute davanti a una birra possono diventare invece divertenti. Ho anche imparato che si può parlare di tutto, ogni volta ho il dubbio di dire: “regge o non regge” la rete di affetti e di amicizia e fino ad ora ha sempre retto.

Ho capito che va bene mostrare la vulnerabilità e mettersi a nudo. 

A: La psicologia ti ha aiutato ad imparare anche questi aspetti tuoi identitari? 
AL: Sì, mi vengono in mente per esempio delle patologie che in realtà hanno origine nel sistema sociale. Quasi tutte le malattie dermatologiche, ad esempio, non hanno quasi mai cause biologiche, ma sono quasi sempre cause sociali…per esempio il 99% delle malattie dei bambini sono della pelle, tentativo inconscio di farsi toccare la pelle, dell'essere abbracciati da qualcuno…del non stare soli. 

A: Quali sono le tue piccole libertà?
AL: Vivo la libertà vicino alla mia visione di donna, come il discorso delle donne Iraniane: “donne, vita, libertà” La libertà di non omologarsi. dalle piccole cose, per esempio indosso i calzini diversi perchè sono libera di farlo, mi faccio la doccia con i calzini delle volte perchè mi piace la sensazione della pesantezza dell’acqua…

Mi fa sentire libera anche bermi un bel bicchiere di latte come merenda e mi sento libera nel farmi dondolare dalle onde del mare.